Per questo, l’associazionismo e il fare insieme sono parte di noi, il rispetto e la coesione sociale sono conseguenze naturali delle nostre radici.
Come le dita di una mano, distinte ma unite, siamo sintesi di tanti elementi che convivono. La nostra economia e la nostra società sono un insieme di ambiti diversi. Penso all’agroalimentare, alla chimica, al turismo, alla cultura, al porto, all’energia e all’ambiente.
Abbiamo costruito tutto questo attraverso la nostra storia che ha sempre guardato al mondo e su questa molteplicità dobbiamo continuare a puntare.
Gli amici mi prendono in giro perché anche nel mio tempo libero uso i numeri: li applico a tutto, allo sport, di cui sono appassionato, alla briscola e, certamente, al lavoro. Questo perché ho una fissazione per l’organizzazione. Sì, lo penso davvero e si nota: è importante saper fare bene i conti, in famiglia come nei grandi processi.
Non so se sia la mia natura ad avermi plasmato o gli studi - ragioneria e laurea triennale in istituzioni, economia e politica dell’Unione Europea - o, ancora, il lavoro. Di sicuro, lo hanno fatto anni e anni nella logistica, tra clienti, autotrasportatori in movimento per tutta Italia su decine di tratte e trasporti in contemporanea, con una responsabilità operativa e di fatturato, avendo a che fare ogni giorno con centinaia di persone.
Oggi mi occupo di gestione immobiliare in Federcoop Romagna. Dopo essere stato eletto due volte come consigliere comunale, dal 2017 ricopro la carica di segretario del Partito Democratico. In un’organizzazione così ampia, viva, radicata e partecipata, ho allenato la mia flessibilità, imparando ad ascoltare e anche a seguire l’intuizione; a valutare, senza giudicare, persone e situazioni tanto con la mente quanto con il cuore. E sì, anche in questo ‘lavoro’ ho avuto soddisfazioni, belle. Bellissime, se penso ai risultati delle ultime tornate elettorali nella nostra provincia, in cui abbiamo vinto nonostante le difficoltà degli ultimi anni. Mai come oggi, però, anche alla luce della tragica alluvione che ci ha messo in ginocchio, siamo consapevoli di vivere in un territorio, oltre che in un tempo, fragile. Quello che abbiamo attraversato, al netto delle difficoltà che permangono, ha confermato la capacità di questa comunità di saper reagire insieme, alimentata dalla consapevolezza che nessuno si salva da solo.
Perché, come dicono in campagna - A la prema böta u n’chësca l’êlbar - (al primo colpo, l’albero non cade): bisogna lavorare e lavorare ancora per avere risultati concreti e duraturi.
Certo, siamo una città importante a livello nazionale, ma, come tutti, vorrei accrescere la nostra fama a livello internazionale, come la nostra storia impone, per vivere in una Ravenna capace di stare al passo coi tempi che cambiano.
Dovremo mantenere e sviluppare la nostra dimensione di città aperta - non dimentichiamo che Apollinare, santo patrono di Ravenna, era siriano - e a misura di famiglie, di bambine, di bambini e di tutti coloro che vorranno scegliere Ravenna come casa. Ci vorranno tempo, dedizione, pazienza e fermezza; e conteranno i fatti, perché in termini di progetto ne abbiamo già tanti avviati e definiti dal PNRR. Alla fine dei mandati? Mi piacerebbe essere valutato come un sindaco che ha incontrato cittadine e cittadini, li ha ascoltati e si è impegnato a risolvere tempestivamente anche questioni della vita quotidiana del suo comune, senza mai dimenticare di guardare al grande, al lontano, al futuro. Mai solo, e nel modo più concreto e coraggioso possibile.